RASSEGNA STAMPA

 Ballaman a festa S. Barbara ex minatori

30 Novembre 2008, ore 15:34

(ACON) Fratta di Caneva (PN), 30 nov - AB - La ricorrenza di Santa Barbara, protettrice dei minatori, festeggiata a Fratta di Caneva dall'AIEM, l'Associazione degli ex minatori, ha dato al presidente del Consiglio regionale Edouard Ballaman l'occasione per sottolineare come il lavoro e il sacrificio di tanti corregionali debba essere non solo ricordato, ma debba essere considerato un esempio per quelli sono i tratti caratteristici della nostra terra.
Parole di elogio sono state espresse da Ballaman per la presidente dell'Associazione Barbara Martinuzzo, che un anno fa ha preso il testimone lasciato dal padre Arduino, fondatore e per quarantasei anni guida instancabile di un sodalizio che fin dalla sua costituzione si è impegnato per i riconoscimenti che questo durissimo e tragico lavoro merita, e il cui ruolo è stato determinante per arrivare alla legge che nel 1975 ha dichiarato malattie professionali silicosi e asbestosi.
Il presidente ha osservato come l'AIEM abbia anche saputo distinguersi nell'opera di approfondimento e di documentazione attraverso ricordi, foto, scritti che figli, nipoti, conoscenti conservano, testimonianze di una pagina della storia sociale ed economica dell'Italia e del Friuli Venezia Giulia, un impegno che trova come punto di riferimento il museo del Minatore di Fratta, visitato da Ballaman assieme al presidente della Provincia di Pordenone Alessandro Ciriani e a diversi sindaci della zona, giunti anche dal vicino Veneto. Al termine è stata deposta una corona per le vittime delle miniere e c'è stato un incontro con ex minatori, parenti, persone legate a questa durissima realtà.

Comunicati Agenzia Consiglio NotizieFratta di Caneva: Ballaman a festa S. Barbara ex minatori



Marcinelle: memorie, sussurri, note
"Se posso permettermi di dire quello che penso, devo dire che siamo stati della gente venduta come carne di macellaio…Noi stranieri eravamo in balia di noi stessi, di quello che facevamo…Io ho fatto la guerra per anni, ma quando sono arrivato qui, per le autorità italiane se si voleva qualcosa bisognava pagare soldi e niente altro"

"Per me le miniere sono state uno scandalo dell'epoca...Estrarre il carbone nelle condizioni in cui si era obbligati a lavorare qui in Belgio è stato un crimine contro l'umanità. Persino gli amici belgi di quel tempo ripetevano sempre: Preferisco vedere mio figlio morire sotto il treno piuttosto che vederlo in miniera".

Sono alcuni passi di "Marcinelle: memorie, sussurri e note", lettura teatrale a cura di Paola Cecchini e Carlo De Foi (coadiuvati dalla pianista Simonetta Mandis), che andrà in scena per la Festa della Repubblica del 2 giugno prossimo, al teatro "Pier Paolo Pisolini" di Casarsa della Delizia. (PN).

Lo spettacolo - tratto dal libro "Fumo nero-Marcinelle 1956-2006", scritto dalla stessa Cecchini, giornalista, ed edito dalla Regione Marche- è organizzato dall'Associazione Nazionale Ex Minatori (ANEM) e dall'ANMIL.

Il libro - patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero degli Italiani nel Mondo, e presentato a Bruxelles presso il Parlamento Europeo- ricostruisce due eventi importanti per la storia dell'emigrazione italiana in Belgio: il sessantenario della stipula del Protocollo italo-belga (23 giugno 1946), passato alla storia come "accordo uomo-carbone" ed il cinquantenario della tragedia mineraria del Bois du Cazier a Marcinelle (8 agosto 1956), che del primo è diretta conseguenza.

dalla Regione Marche

www.regione.marche.it
ITALIANI ALL'ESTERO - RITORNO A MARCINELLE CON "FUMO NERO" DI PAOLA CECCHINI IL 23 FEBBRAIO A FRATTA CANEVA


(2008-02-18)

"Per me le miniere sono state uno scandalo dell'epoca...Estrarre il carbone nelle condizioni in cui si era obbligati a lavorare in Belgio è da considerare un vero crimine contro l'umanità. Persino gli amici belgi di quel tempo ripetevano sempre: Preferisco vedere mio figlio morire sotto il treno piuttosto che vederlo in miniera".
E' una delle testimonianze riportate nel libro Fumo nero (scritto da Paola Cecchini ed edito dalla Regione Marche), che sarà al centro di Marcinelle: memorie, sussurri e note, cerimonia organizzata sabato 23 febbraio 2008 a Fratte di Caneva (PN) dall'Associazione Nazionale Ex Minatori (AIEM) per commemorare Arduino Martinuzzo, fondatore e presidente della stessa.
Oltre alle varie fasi della tragedia del Bois du Cazier (al quale Martinuzzo partecipò come soccorritore), l'autrice farà rivivere ai presenti la vita in miniera dei nostri connazionali: il lavoro nelle vene carbonifere alte quaranta centimetri, dove si strisciava come serpenti; la temperatura che sottoterra saliva di un grado ogni trenta metri; l'ascensore che scendeva a 14 metri al secondo, le baracche di alluminio prive di ogni confort.
Sarà coadiuvata dall'attore Simone Carnielli (che darà voce ai protagonisti della catastrofe), e da Simonetta Mandis (voce superba e pianista di rara poesia) che accompagnerà le immagini della sciagura tratte dai documentari degli archivi Rai.
L'evento sarà seguito da una visita al Museo del Minatore, costituito da Martinuzzo nel 1990, che raccoglie centinaia di oggetti ed attrezzature, duemila fotografie e numerosi documenti e cimeli.(18/02/2008-ITL/ITNET)


La vie en rose degli italiani nelle miniere di carbone belghe


“L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Il primo articolo della Costituzione italiana è stato al centro delle celebrazioni della Festa della Repubblica, celebrata a Casarsa della Delizia (Pn) il 2 giugno scorso.
Ancona, 05/06/2008 (informazione.it - comunicati stampa) “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Il primo articolo della Costituzione italiana è stato al centro delle celebrazioni della Festa della Repubblica, celebrata a Casarsa della Delizia (Pn) il 2 giugno scorso.
I discorsi delle autorità civili hanno poggiato l’accento su “Infortuni sul lavoro: peggio di una guerra”, lo studio dell’Eurispes presentato alla Camera dei Deputati, secondo cui dall'aprile 2003 all'aprile 2007, i militari della coalizione che hanno perso la vita nella Guerra del Golfo sono stati 3.520, mentre i morti sul lavoro sono stati in Italia, nello stesso periodo, 5.252.
Un incidente ogni 15 lavoratori, un morto ogni 8.100 addetti: queste le cifre del fenomeno. Si tratta di un dato impressionante, che colloca il nostro Paese al primo posto in Europa (oltre 450 dal mese di gennaio 2008), e tra l’altro costa ogni anno alla comunità circa 50 miliardi di euro.

Proprio per ribadire che “si lavora per vivere e non per morire”, l’Associazione Nazionale Mulilati ed Invalidi del Lavoro (ANMIL) e l’Associazione Italiana ex Minatori (AIEM) hanno organizzato presso il teatro Pier Paolo Pasolini, “Marcinelle: memorie, sussurri e note”, lettura teatrale a cura di Paola Cecchini e Carlo De Poi, coadiuvati dalla pianista Simonetta Mandis.

Sei gli intermezzi musicali durante i quali è scorso sullo schermo un video sulla vita in miniera e sulla tragedia del Bois du Cazier di Marcinelle dell’8 agosto 1956 (262 morti di cui 136 italiani, 12 marchigiani inclusi) che è diventata l’emblema degli incidenti sul lavoro.
Lo spettacolo -tratto dal libro “Fumo nero-Marcinelle 1956-2006”, scritto dalla stessa Cecchini ed edito dalla Regione Marche- si conclude con la canzone “La vie en rose”, dato che il reclutamento del personale addetto al fondo delle miniere avveniva in Italia attraverso manifesti color rosa, affissi alle Camere del Lavoro.
Patrocinato dal Ministero degli Italiani nel Mondo e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il libro è stato presentato l’anno scorso a Bruxelles, presso il Parlamento Europeo.

Morto a 79 anni Arduino Martinuzzo Fondò l'associazione dei minatori emigranti

CANEVA. É deceduto improvvisamente, ieri a Caneva, all’età di 79 anni, Arduino Martinuzzo, presidente dell’Associazione italiana minatori ex-minatori emigranti.Ex minatore e successivamente imprenditore di successo, Martinuzzo aveva speso gran parte della vita lottando per il riconoscimento, da parte dello Stato, delle malattie professionali di chi lavora in miniera: patologie, come la silicosi e l’absestosi, che hanno strappato alla vita centinaia di emigrati friulani. Assieme a un gruppo di minatori, aveva dato vita quarantasei anni fa a un movimento di lavoratori, divenuto poco dopo l’Aiem. Una realtà associativa che, oggi, conta svariate migliaia di tesserati in tutt’Italia e un periodico. Rivista curata e diretta personalmente, fino a pochi giorni prima della morte, dallo stesso Martinuzzo.Nel numero attualmente in corso di stampa s’è dato grande spazio alle recenti celebrazioni della patrona. Un appuntamento particolare per l’Aiem. «Oggi – aveva affermato Martinuzzo, in quello che verrà ricordato come il suo ultimo discorso ufficiale – celebriamo il quarantacinquesimo di fondazione del nostro sodalizio. Un’occasione speciale, per la quale sono giunti da ogni parte d’Europa i fratelli minatori, a pregare, a ricordare i caduti, ultimi in termini di tempo quelli della sciagura di Marcinelle in Belgio, e a celebrare le battaglie che a metà anni Sessanta ci hanno permesso d’ottenere il riconoscimento, da parte dello Stato, di due gravi malattie professionali. Riconoscimento ottenuto grazie all’appoggio dell’onorevole Tina Anselmi». Parole che hanno suscitato commozione. Commozione per una persona, debilitata dalla silicosi contratta scavando carbone in Belgio, che ha combattuto fino all’ultimo per la “sua” associazione. Un sodalizio che proseguirà sul percorso tracciato da Martinuzzo. É l’impegno che s’è presa la figlia Barbara: «L’Aiem è stata una parte fondamentale della vita di mio padre, per questo lotterò affinché prosegua autonomamente il cammino che ha intrapreso».Le esequie verranno celebrate sabato mattina nella chiesa della frazione canevese di Fratta. (d.c.) 


Tragedia di Marcinelle, commemorate le vittime

L’Associazione italiana ex minatori, in occasione del primo anniversario dalla scomparsa del proprio fondatore Arduino Martinuzzo, ne ha ricordato la figura con una messa di suffragio durante la quale l’Officium consort, coro pordenonese diretto dal maestro Danilo Zeni, ha eseguito i canti di una toccante “Missa pro defunctis”.La commemorazione è proseguita con la rievocazione del disastro di Marcinelle dove persero la vita 162 minatori italiani. L’evento si è basato sulle testimonianze raccolte della scrittrice marchigiana Paola Cecchini nel libro “Fumo nero. Marcinelle 1056-2006”.L’autrice ha ripercorso la tragica situazione nazionale del dopoguerra e l’emergenza economica che fece stipulare l’accordo uomo-carbone, le disumane condizioni di lavoro in gallerie, i tragici momenti dell’8 agosto 1956.Le testimonianze dei protagonisti sono state recitate da Simone Carnielli, giovane e sensibile attore residente nel Trevigiano, mentre le strazianti immagini d’epoca, concesse dalla Rai, sono state accompagnate dalle musiche struggenti eseguite da Simonetta Mandis al pianoforte e da Martina Carnelos al flauto traverso.Numerose le persone che hanno raccolto l’invito del presidente del sodalizio Barbara Martinuzzo e che, in un silenzio attonito ed incredulo, hanno toccato con mano la situazione dei minatori del Belgio.Tante anche le autorità che hanno presenziato all’evento: dagli onorevoli Mario Fioret, Luciano Callegaro e Giovanni Di Benedetto al presidente dell’Anmil di Pordenone, Amedeo Bozzer, passando ai dirigenti dell’Efasce, Luigi Luchini e Tomaso Boer. (o.c.)

Una folla commossa per l'estremo saluto ad Arduino Martinuzzo

CANEVA. Centinaia di persone hanno affollato, ieri, la parrocchiale di Fratta di Caneva per dare l’estremo saluto al presidente dell’Associazione italiana minatori ex-minatori emigranti, Arduino Martinuzzo. «Una figura storica della provincia di Pordenone - ha ricordato commosso il vicepresidente dell’Aiem, don Domenico Cassol - Ha lascito una grande eredità. Arduino, nella sua vita, nonostante il peso opprimente della silicosi contratta lavorando in miniera, ha trovato il modo di aiutare decine di persone: aiuto che ha trovato consacrazione nelle battaglie, portate avanti al fianco dell’onorevole Tina Anselmi, per il riconoscimento da parte dello Stato italiano delle malattie professionali dei minatori. Riconoscimento, grazie al quale, i cavatori gravemente malati hanno potuto finalmente ricevere la pensione d’invalidità. Arduino, il gigante buono, che rimarrà sempre nei nostri cuori per aver messo in pericolo senza esitazione la vita per salvare i propri compagni rimasti sepolti vivi nella miniera di Marcinelle in Belgio».Dalle parole di don Cassol emerge una figura di imprenditore profondamente impegnata nel sociale. Impegno confermato anche da don Olindo Maso, parroco di San Michele e di Fratta. «Il cavalier Martinuzzo – ha detto – aveva un’energia inesauribile, una voglia di fare e di donarsi al prossimo che durante l’ultima festa di Santa Barbara lo ha portato in chiesa, nonostante il peso tremendo della silicosi cronica che gli permetteva a stento di respirare e lo ha provato per gran parte della vita». Una vita che, da un lato, ha visto il cavalier Martinuzzo diventare un imprenditore di primo piano nel panorama friulano, e dall’altro, lo ha visto costantemente impegnato nel sociale. Eloquente, in tal senso, la testimonianza di Francesca Meneghin, delegata dell’onorevole Anselmi: «Il Cavalier Martinuzzo si è battuto con tutto se stesso affinché i lavoratori che hanno contratto la silicosi o l’abestosi in miniera potessero veder riconosciuti i propri diritti in una pensione d’invalidità». (d.c.) 

Nove preti a Ballaman: fomenti l'insicurezza Gli ex minatori: «Non eravamo clandestini»

La polemica Lega-vescovo Nove preti, compreso don Pierluigi Di Piazza, si schierano a sostegno del vescovo di Concordia-Pordenone, Ovidio Poletto, dopo la polemica innescata dal presidente del Consiglio regionale, Edouard Ballaman, che ha polemicamente abbandonato un convegno a Casarsa per il fatto che l’alto prelato ha associato i clandestini di oggi agli emigrati italiani di un tempo. «Le argomentazioni del vescovo – affermano Di Piazza, Franco Saccavini, Federico Schiavon, Luigi Fontanot, Alberto De Nadai, Andrea Bellavite, Mario Vatta, Giacomo Tolot e Piergiorgio Rigolo – sono un invito a informarsi, studiare, liberarci dall’ignoranza, dalle frasi fatte, dai luoghi comuni». Condividendo l’impegno di Poletto «alla formazione delle coscienze», i parroci fanno appello alla Chiesa affinché sia «profetica, umile e coraggiosa, senza timore nell’annunciare con forza e libertà il Vangelo della giustizia, della pace, dell’accoglienza, fedele e coerente nella testimonianza. A noi pare impossibile – continuano – riferirsi al Vangelo, partecipare all’Eucarestia e nello stesso tempo alimentare sospetto e avversione nei confronti dell’altro fino al razzismo, egoismo e materialismo nelle loro diverse espressione». Considerazioni che spingono i firmatari della lettera aperta a esprimere «disappunto» per come si è comportato Ballaman che rappresentava «l’intera popolazione, anche coloro che pensano in modo diverso dal suo. Collochiamo il suo gesto in quella logica della semplificazione che non accoglie la complessità del fenomeno dei flussi migratori; che continua a enfatizzare la questione della sicurezza attribuendo la causa dell’insicurezza unicamente agli stranieri; e appunto ci si infastidisce quando un vescovo riferisce una verità storica». Per i nove preti «ascoltare significa interrogarsi, uscire da posizioni che comunicano emotività ma non corrispondono alla realtà. Verso gli stranieri in modo indistinto si sono diffusi fastidio e intolleranza di cui anche il suo gesto ne è espressione». «E’ molto strano – proseguono – che anche Ballaman, come tanti altri, così attento e zelante agli appelli strumentali alle radici cristiane, alla civiltà cristiana, al presepio, al Crocifisso, favorisca una mentalità, atteggiamenti e scelte esattamente contrarie all’insegnamento del Vangelo». Non è dello stesso avviso Barbara Martinuzzo, presidente dell’Associazione ex minatori. «La questione dei clandestini in Italia è delicata, sotto il profilo umano, etico e politico – afferma – ma non consente una revisione storica del fenomeno migratorio per giustificare posizioni che hanno ben altre ragioni. La cultura dell’accoglienza, dell’integrazione e della solidarietà non può ignorare i principi della legalità e della convivenza civile». Ricordando l’esperienza di suo padre, la Martinuzzo sottolinea che gli ex minatori «sono stati arruolati dopo una rigorosa visita medica, che selezionava uomini dal fisico vigoroso e dalla volontà ferrea. Ottenuto il contratto di lavoro – continua – venivano ammassati in carri bestiame, mandati in una terra in cui tutto era offuscato dal velo nero della polvere di carbone, fatti scendere fino a oltre mille metri di profondità, nell’oscurità insidiosa della galleria e con l’acuta consapevolezza che ogni istante poteva essere quello fatale. In questo inferno uomini di tutte le razze e Nazioni sono diventati autenticamente fratelli, in un legame così profondo e consolidato che ognuno affidava la propria vita all’altro. Non accetto che mio padre, che i “miei” minatori – conclude – vengano considerati alla stessa stregua del clandestino, troppe volte indesiderabile in patria e troppo spesso dedito ad attività illecite in Italia». (ste.pol.)


Ex minatori a Fratta: giornata per ricordare tutti i caduti sul lavoro

Oltre 200 persone, tra ex minatori e loro familiari, in occasione delle celebrazioni per la patrona Santa Barbara, hanno simpaticamente preso d’assalto, domenica scorsa, la piccola frazione canevese di Fratta. Un grande incontro pubblico, organizzato da 45 anni a questa parte, dall’Associazione italiana minatori ex-minatori emigranti (Aiem), sodalizio retto con passione ed abnegazione dal cavaliere Arduino Martinuzzo.Presidente che, nonostante gli acciacchi eredità di quindici anni passati in miniera, ha tenuto ad esprimere agli intervenuti alcune semplici quanto toccanti parole: «Oggi celebriamo – ha detto – il 45° anniversario di fondazione del nostro sodalizio. Un’occasione speciale, per la quale sono giunti da ogni parte d’Europa i fratelli minatori, a pregare, a ricordare i caduti, ultimi in termini di tempo quelli della sciagura di Marcinelle in Belgio, e a celebrare le battaglie che, a metà anni Sessanta ci hanno permesso di ottenere il riconoscimento, da parte dello Stato, di due gravi malattie professionali, quali la silicosi e l’abestosi».Riconoscimento che – il cavaliere Martinuzzo ha tenuto a ricordare – è stato ottenuto grazie all’iniziativa parlamentare dell’onorevole Tina Anselmi.La giornata della memoria è proseguita con una messa solenne nella chiesa di Fratta. Celebrazione sacra, presieduta dal parroco di Feltre, don Domenico Cassol, che è stata arricchita dalle voci del coro di Fratta e Fiaschetti sulle note eseguite dalla banda di Cappella Maggiore. Banda che, per l’occasione, ha suonato anche l’inno del minatore.Infine i minatori intervenuti, con il presidente Martinuzzo, si sono diretti al ristorante “Al Parco” di Fontanafredda. Locale che li ha ospitati, fra balli e canzoni, sino all’imbrunire.Damiano Cesca


ARCHIVIO Messaggero Veneto dal 2003

 festa per i minatori
CANEVA. La Festa di Santa Barbara, patrona dei minatori, sarà celebrata in due momenti distinti a Caneva. La prima manifestazione, organizzata dall’associazione italiana ex minatori, è in programma domani a Fratta, dove ha sede il sodalizio. La novità è rappresentata dalla partecipazione del presidente del consiglio regionale Edouard Ballaman. La visita di Ballaman, si sottolinea «vuole essere il giusto riconoscimento all’Aiem e ai suoi dirigenti per l’infaticabile lavoro svolto in questi anni a sostegno e ricordo di quanti hanno lavorato nelle miniere in Italia e all’estero» e un ringraziamento a «tutti quei minatori friulani, veneti, giuliani, che in condizioni di estremo sacrificio hanno saputo, soprattutto all’estero, onorare il Friuli Venezia Giulia». La festa di Santa Barbara sarà anche l’occasione per avviare più stretti rapporti di collaborazione tra la Regione e l’Associazione italiana ex minatori. Ballaman premierà, con il sigillo del consiglio regionale, la presidente dell’Aiem, Barbara Martinuzzo(anche in memoria della figura storica del padre Arduino, fondatore dell’associazione), e Giacobbe Dal Cin, quale ex minatore più anziano. Riconoscimenti verranno consegnati anche ai minatori ultrasettantacinquenni.

Caneva, inaugurato il monumento ai minatori

CANEVA. Ora Fratta ha anche il monumento ai minatori. L’imponente opera, commissionata dall’Associazione italiana minatori ex minatori emigranti che ha sede a Fratta, rappresenta un minatore che porta in salvo un compagno ferito in seguito a un disastro in galleria. Realizzata dalla scultore Antonio Bottegal di Feltre in bronzo è alta circa 220 centimetri e poggia su un basamento di pietra. «L’opera vuole essere un segno di omaggio e di riconoscenza verso il duro lavoro di questi uomini e un ricordo per le numerose vittime, tra le quali tanti connazionali, che per il bene delle loro famiglie persero la vita nelle viscere della terra – spiega Arduino Martinuzzo, fondatore e presidente dell’Aiem –. Il monumento rappresenta la solidarietà e il senso di abnegazione sempre esibito dei minatori. È intitolato appunto “Fuga dalla miniera”».Nel forgiare il monumento, collocato davanti alla sede dell’Aiem e del Museo della miniera, Bottegal avrà senz’altro tratto spunto dai toccanti racconti di sofferenza e sacrificio dei minatori sopravvissuti al loro duro lavoro nelle miniere di tutto il mondo, dal Belgio al Sudafrica alla Carnia. In condizioni disumane, esposte a malattie professionali come la silicosi, quasi un marchio distintivo dei minatori, centinaia di Frattesi alla fine degli anni Quaranta presero la strada dell'emigrazione in cerca di un futuro migliore. Quando, a causa della silicosi, i minatori, diventati inabili al lavoro, cominciarono ad essere rispediti a casa dalle compagnie minerarie, nel 1961 venne costituita l’Aiem. «Fra le tante battaglie condotte dall’associazione vanno ricordate almeno quelle per il riconoscimento della silicosi quale malattia professionale e per l’abbattimento dei ritardi con i quali i minatori percepivano la pensione. Ci serviva una sede, tuttavia, che sostituisse il rimorchio del bilico nelle occasioni ufficiali».«Attraverso feste, serate e la grande forza di volontà degli iscritti – continua – siamo riusciti ad acquistare una porzione di terreno sulla quale, con il tempo, abbiamo eretto un ritrovo sociale e la redazione del periodico “Il minatore”. La nostra intenzione era di realizzare degli ambulatori per la diagnosi della silicosi ma, in seguito della riforma degli ospedali, il progetto venne abbandonato a favore della costituzione del museo che oggi raccoglie cimeli da tutto il mondo, dal Brasile al Canada, dall’Africa al Belgio, Lussemburgo, Germania, Svizzera, Francia. Ci mancava una sola cosa: il monumento a ricordo dei compagni minatori caduti».L’occasione per inaugurare la statua bronzea, posta davanti alla sede dell’Aiem, si è presentata nella ricorrenza di Santa Barbara, la protettrice dei minatori. (g.b.)

Delegazione pordenonese in Belgio

Il 3 agosto è pervenuto al cavalier Arduino Martinuzzo, minatore caposquadra ai tempi del disastro e ora presidente Aiem (Associazione italiana ex minatori) l’invito a partecipare alle grandi cerimonie per il 50° anniversario della tragedia di Marcinelle, da parte del Borgomastro Jacques Van Grompel e dal Presidente dell’Associazione “Le Bois du Cazier” Jean Claude Van Cauwenberghe, manifestazioni che si terranno con il sostegno del Presidente del Governo Vallone.Domani partiranno per Marcinelle il Presidente dell’Aiem, il vicepresidente monsignor Domenico Cassol, Gastone Bolognin in rappresentanza dell’Efasce e dei Maestri del Lavoro. Presenzieranno alle ore 8.10 del giorno 8 agosto, anniversario della tragedia, all’ultimo tratto del pellegrinaggio solitario che l’insegnante in pensione Michele Maddalena ha effettuato partendo nel maggio di quest’anno da Manoppello di Pescara (paese che ha avuto il maggior numero di morti) e attraversando tutti i comuni italiani che hanno avuto vittime a Marcinelle, per arrivare all’appuntamento dopo 2617 km percorsi sempre a piedi, proprio prima dell’inizio dei ritocchi della campana Maria Mater Orphanorum in ricordo delle 262 vittime (di cui due pordenonesi).Sono in partenza dall’Italia anche quattro pulman di ex minatori da Polcenigo, da Udine, da Feltre e da Vicenza. Alle ore 9 seguirà la celebrazione Eucaristica presieduta dal Nunzio apostolico monsignor Karl Rauber, e in seguito altre manifestazioni nella grande piazza di Marcinelle e al cimitero. Il professor Maddalena, originario di Formia, è stato più volte promotore di iniziative filantropiche e la sua attuale iniziativa si pone l’obiettivo di ottenere dallo Stato, dalla società e dalle Associazioni un sempre maggior impegno nel promuovere il diritto al lavoro e nel contempo esercitare la massima attenzione alla sicurezza per i lavoratori.


Incidenti o malattie professionali: oltre 4 mila casi da inizio anno Aumentato il numero delle vittime

LE CIFRE Sono stati 4055 casi di infortunio o malattie professionali con prognosi superiore ai tre giorni nei primi otto mesi del 2006: questo dato, su tutti, è l’emblema di come la sicurezza nei luoghi di lavoro sia ancora lontana da standard ottimali. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, l’incremento è stato del 3%, con una crescita di quasi il 50% degli incidenti mortali, passati dai 7 del 2005 (di cui 4 a causa di scontri stradali) ai 12 dell’anno in corso (di cui 4 a causa di incidenti stradali). È proprio questa serie di elementi a far tornare prepotentemente alla ribalta questa problematica, dopo alcuni anni in cui c’era stata un’effettiva diminuzione di casi. Una testimonianza importante, è stata portata da Arduino Martinuzzo (in foto), presidente nazionale dell’Associazione minatori. «Ancora oggi sono costretto a chiedere più controlli e maggiore tutela della salute dei lavoratori: questo sta a significare che c’è ancora molto da fare, anche se in questi anni abbiamo lavorato molto, tutti insieme, per un unico obiettivo. Spero che occasioni come questa servano da stimolo per migliorare la situazione generale».Martinuzzo ha anche ricordato gli accordi stipulati nel 1946 tra Italia e Belgio, che portarono all’invio di oltre 70 mila lavoratori italiani nelle miniere di carbone della nazione nordeuropea. «Il meglio della nostra gioventù – ha sottolineato il presidente dell’associazione minatori – è partito, ha lavorato dieci anni, ha contratto malattie, come la silicosi, in molti casi mortali». (m.p.) 

Lavoro protagonista del 2 giugno

CASARSA. Festa della Repubblica dedicata al lavoro quella che si è celebrata ieri mattina per iniziativa della Pro Casarsa della Delizia e dell’amministrazione comunale. La tradizionale cerimonia del 2 giugno, infatti, è stata preceduta dallo scoprimento, davanti alla sede municipale, del monumento ai caduti sul lavoro promossa dall’Anmil e dall’associazione ex minatori. Nei loro interventi i rappresentanti dei due sodalizi, Amedeo Bozzer e Barbara Martinuzzo, il componente dell’esecutivo nazionale dell’Anmil, Stelio Bianchin, il direttore dell’Inail, Fabio Lo Faro, e il sindaco, Angioletto Tubaro, hanno sottolineato la necessità di porre mano alla piaga degli infortuni sul lavoro attraverso una maggiore sicurezza e vigilanza.Il monumento è opera di Renato Piccilli, la cui sensibilità artistica è stata sottolineata dalla critica Monica Lavarone. A Piccilli è stato ufficialmente consegnato l’Ordine al merito della Repubblica proprio in occasione della cerimonia di ieri.Il corteo di autorità e cittadini, guidato dalla banda e dalle majorettes di Valeriano, si è trasferito, quindi, vicino alla biblioteca, dove ai diciottenni sono stati consegnati gli statuti comunali, come pure sono stati attribuiti gli attestati di partecipazione ai 24 bambini delle scuole che hanno aderito all’ex tempore di pittura (premiazioni il 16 agosto durante la Festa di San Rocco), alla presenza, tra gli altri, dell’assessore regionale, Elio De Anna, del consigliere, Piero Colussi, e dell’assessore provinciale, Riccardo Del Pup.Molto apprezzato il concerto dei bambini che hanno partecipato ai corsi di propedeutica musicale che la Scuola di orientamento musicale di Pro e Corale, diretta da Annamaria Nascimben, ha promosso in collaborazione con le scuole elementari. Gran finale con il brindisi tricolore. In serata, infine, al teatro Pasolini è andata in scena “Marcinelle: memorie, sussurri e note”, lettura teatrale a cura di Paola Cecchini, Carlo De Poi e Simonetta Mandis. In apertura la presentazione del videoclip “Stasera torno prima” donato dalla cantautrice Mariella Nava all’Anmil. (d.s.)

A Fratta festeggiata Santa Barbara

CANEVA. La ricorrenza di Santa Barbara, protettrice dei minatori, festeggiata a Fratta di Caneva dall’Aiem, l’Associazione degli ex minatori, ha dato al presidente del consiglio regionale Edouard Ballaman l’occasione per sottolineare come il lavoro e il sacrificio di tanti corregionali debba essere non soltanto ricordato, ma considerato un esempio. Parole di elogio sono state espresse per la presidente dell’associazione Barbara Martinuzzo, che un anno fa ha preso il testimone lasciato dal padre Arduino, fondatore e per 46 anni guida instancabile di un sodalizio che sin dalla costituzione si è impegnato per i riconoscimenti che questo duro lavoro merita, e il cui ruolo è stato determinante per arrivare alla legge che nel 1975 ha dichiarato malattie professionali silicosi e asbestosi. Il presidente ha osservato come l’Aiem si sia anche saputa distinguere nell’opera di approfondimento e di documentazione attraverso ricordi, foto, scritti, un impegno che trova come punto di riferimento il museo del minatore di Fratta. Al termine è stata deposta una corona per le vittime delle miniere. 

Ricordate le vittime di Marcinelle

C’era anche una delegazione di pordenonesi, in Belgio, alla commemorazione del cinquantesimo della tragedia di Marcinelle. Alle 8.10 dell’8 agosto 1956, mentre nella miniera lavoravano 274 minatori, per un concatenamento di circostanze, la miniera si trasformò in una trappola mortale per uno scoppio a 975 metri di profondità. Si verificarono atti eroici da parte di minatori che per salvare i compagni misero a rischio la propria vita; in primis il caposquadra Angelo Galvan, che per aver salvato alcuni compagni meritò l’appellativo di “Angelo du Cazièr”. Complessivamente le vittime accertate furono 262, gli orfani 417 e le famiglie colpite 248. La maggioranza delle vittime, 164, erano italiane, due i pordenonesi.Una delegazione di pordenonesi ha partecipato alle cerimonie di commemorazione della disgrazia: Arduino Martinuzzo e monsignor Domenico Cassol, rispettivamente presidente e vice dell’Aiem e Gastone Bolognin in rappresentanza dell’Efasce: i tre, alla stessa ora della tragedia di cinquant’anni prima, hanno varcato il cancello della miniera “Bois du Cazièr” assieme al professor Michele Maddalena che terminava il suo pellegrinaggio a piedi, lungo 2 mila 637 chilometri, da San Galliano di Puglia, passando per molti comuni italiani (e anche per Pordenone) che hanno registrato vittime nella tragedia.«Alle 8.10 erano riempiti tutti i piazzali antistanti il museo di comitive – hanno raccontato – arrivate dai Paesi colpiti, portando gli stendardi di riconoscimento. C’erano quelli di Treviso nel mondo, di Belluno, di Vicenza, di Verona, di Padova, di Bergamo, di Manoppello, di tre sezioni di alpini, della Federazione italiana Maestri del lavoro e di Pordenone». Presenti, tra gli altri, il viceministro degli Esteri Franco Danielli e l’ex ministro degli Italiani nel mondo, Mirko Tremaglia.A quell’ora, anche la delegazione pordenonese, ha ascoltato in silenzio i 262 tocchi di campana in ricordo delle altrettante vittime, quindi ha partecipato alla messa di suffragio celebrata dal Nunzio apostolico monsignor Karl Josef Rauber (terminata con il canto in italiano di “Signore delle cime”), alla deposizione della corona al monumento internazionale nella piazza antistante la miniera che reca scolpiti i nomi di tutte le vittime e all’omaggio, in cimitero, del monumento per i minatori italiani. (e.l.)